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Tra la composizione della seconda e della terza sonata per pianoforte (1912-1917), Prokofieff scrisse una varietà di opere per una grande varietà di strumenti. Oltre a 'Visions Fugitives' questi includono i balletti 'Chout' e 'The Gambler', la sinfonia classica, il primo concerto per violino, il secondo concerto per pianoforte e varie canzoni. Questo fu un periodo immensamente produttivo durante il quale la sua ossessione per i suoni percussivi colorati dalla politonalità raggiunse il suo apice (sebbene la Sinfonia Classica sia un'ovvia eccezione). "Visions Fugitives" ha generalmente una base meno diatonica rispetto a qualsiasi sonata per pianoforte, sebbene lo stile sia forse vicino alla stravaganza armonica della Quinta Sonata (1923). Il processo compositivo di Prokofieff di solito prevedeva l'annotazione delle idee musicali così come gli venivano in mente, per essere combinate in seguito. La forma di ispirazione spontanea del compositore sembra avergli permesso di produrre, in 'Visions Fugitives', una serie di miniature autonome, perfettamente modellate e coerenti, ma che compongono una sequenza logica quando suonate nel loro insieme. La semplicità e la trasparenza della scrittura ci danno un'idea dell'interpretazione della musica di Prokofieff in generale. Lo studio delle sue opere più brevi ci permette di comprendere l'importanza della chiarezza e della disciplina ritmica nell'esecuzione di quelle successive. La necessità di queste qualità è immediatamente evidente in 'Visions Fugitives'.
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